ana…

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il filo . 1996

testo ana razuk . versione in italiano e progetto grafico con ligia pedra . 2010

china su carta . 24 x 32 cm . 2009

La Ana

Ana ed io abbiamo trascorso molte ore insieme. Era in un palazzo che serviva come studio di pittura e dove abbiamo avuto lezione con grandi maestri. Ero quasi sempre li a pitturare e il giorno della classe, arrivavo prima che arrivasse l’insegnante. Un giorno si arrese: ha fatto una copia della chiave per me; e chi volesse dipingere durante la settimana o nel corso della giornata di lezione, sapeva che ero lì. I piani per ogni studente erano variabili, ma ho avuto un infallibile compagnia. La Ana! Ognuno al suo muro, abbiamo dipinto tele immense e la nostra comunione era nel’aria carica di odore di vernici e solventi. Bei tempi! Ma noi cambiamo. Io di città e lei paese. Io di professione e lei la sua prospettiva. Se in precedenza dipingeva tele giganti – in tessuto pronto per dipingere e teso nelle pareti con graffe o chiodi – che eventualmente sono state incorniciate – inizia a dipingere piccolo, come se guardasse dalle nuvole. E ‘come se lei fosse un po’ più lontana dalle immagini che devono comporre i suoi quadri. Belli, colorati, felice! Io lo so perché, e lei anche lo sa.

Patricia Rati Rio de Janeiro, 15.06.2012

patratig@gmail.com

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Vari, innumerevoli, infiniti mondi…

Ana Kesselring*

Entrare nel lavoro di Ana Razuk, è come intraprendere un lungo viaggio. Non si deve pensare a tale percorso come ad una narrazione sequenziale di eventi e neanche come ad un viaggio epico. Si deve immaginare più un viaggio simile a quello di “Alice nel paese delle meraviglie“, oppure, forse, a “Il giardino dei sentieri che si biforcano“*. Come nel racconto di Borges, l’impresa è labirintica: una volta che ci si fa assorbire dal suo lavoro, niente ha più certezze. Non basta usare le sensazioni per trovare le direzioni che indichino una via di uscita, oppure che rivelino indicazioni sulla nostra posizione. In compenso, la diversità è garantita: gioia, stranezza che non spaventano o che facciano del male, come se ci si trovasse in un bel sogno, il lavoro di Ana ci invita a passeggiare. Durante il percorso troverete in abbondanza colore ed allegria. Contrappunto al duro mondo reale, al mondo grigio delle metropoli. Pura finzione che si sviluppa nel modo più profuso possibile, con un’abbondanza degna di Picasso. Ma per le sue opere, se vogliamo avvicinarla a qualcuno, per il colore e per l’allegria mediterranea, per gioia di vivere per l’incanto, direi che è parente molto prossima di Matisse. Il lavoro di Ana si avvicina al pittore del piacere, al suo spirito. Potremmo pensare anche ai periodi in cui Matisse si trovava in Marocco, al suo amore per le tessiture orientali. Nei lavori dell’artista l’esistenza dei texture è marcata, come lo è la sua abilità e meticolosità nel disegnarli. Tali texture dissolvono la solidità di un mondo preesistente, invitando ai dettagli ed alla frammentazione. Quando si guardano con ancora maggiore attenzione i disegni e le tele in cui il quadrettato si frantuma e si duplica in mille altri quadratini, e questi in migliaia di altri, e ancora, e ancora…mi sovviene ancora di Borges, in cui si tratta di mondi dentro ai mondi dentro ai mondi. In definitiva, sarebbe inutile spiegare questa strana temporalità in modo esclusivamente intellettivo. E’ un racconto di fatti, un diletto, sono Le Mille e una Notte nella versione di Ana. Qualsiasi tentativo di razionalizzazione andrebbe contro la maggiore qualità del suo lavoro. In questo non si deve ricercare coerenza, soltanto diletto. Non si deve provare a capire, ma solo a divertirsi. Quale porta aprire? Dietro ad una si trova un gatto tuffato nelle foglie, dietro ad un’altra una deliziosa bambina, aprendone un’altra ancora, una donna dal collo di cigno: che sia un’oriunda di una popolazione tailandese? L’unitá del linguaggio di Ana si trova nella discontinuità, nella sua generosa diversità. La sua pazienza ed abnegazione a tacere di mondi e tempi diversi, risulta un esercizio per apprendere senza sforzo, con leggereza. Potremmo applicare all’arte di Ana Razuk quello che dice Calvino su un poema di Lucrezio: ” è l’opera in cui la conoscenza del mondo si trasforma in dissoluzione della complessità del mondo, nella percezione di quello che è infinitamente piccolo, mobile e leggero.”** * Jorge Luis Borges – “Il giardino dei sentieri che si biforcano” ** Ítalo Calvino – “Sei proposte per il prossimo millennio”

*Ana Kesselring è un’artista plástica e ricercatrice in arte.

www.anakesselring.net

Revisione del’italiano – Rossana Minì